… Nel buio abissale della memoria sotterranea dell’underground degli anni ’80 risuona ancora l’eco primordiale di Al-Azif, il secondo lavoro dei Capricorni Pneumatici. Un’opera intrisa di mistero e fascino, registrata in un luogo segreto, una sorta di cattedrale del suono sotterraneo, dove il cemento vetrificato cela le vibrazioni di un’esperienza unica ed esoterica. Immersi nelle profondità di vasche gigantesche, il gruppo ha plasmato il suono con l’ausilio di strumenti inusuali: lamiere, martelli, tubi in PVC, compressori d’aria, tubi corrugati. Questi artefatti sonori hanno trovato vita propria, vibrando nell’oscurità come antichi sigilli incantati, pronti a evocare entità inimmaginabili. La registrazione, condotta con un’antica maestria, cattura l’essenza primordiale dei suoni, senza alcuna manipolazione digitale o analogica. Due microfoni sospesi tra le vasche hanno immortalato l’incantesimo sonoro, rendendo tangibile la potenza e la magia di questo rito sonico. I sette brani originali, risalenti al nastro del 1987, si ergono come pilastri di una cattedrale decaduta, richiamando antichi incantesimi e segreti perduti. Ma è nei quattro brani aggiuntivi, svelati solo adesso, che si nasconde l’essenza più oscura e conturbante dell’opera. Come frammenti di una profezia dimenticata, essi ci conducono attraverso corridoi labirintici di suono, svelando verità oscure e sconosciute. Al-Azif non è soltanto un album, ma un portale verso dimensioni inesplorate dell’esperienza umana. Le sue note riecheggiano nel vuoto dell’anima, risvegliando antichi istinti e ricordi sepolti. È un viaggio al di là della realtà, dove il confine tra sogno e veglia si dissolve, lasciando spazio a una nuova percezione della coscienza. La ristampa di questo gioiello dell’underground industriale, accanto a opere di culto come Nibbas, risplende come una stella cadente nel firmamento dell’occultismo sonoro italiano degli anni ’80 …
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